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Valentina Garozzo

Non si smette mai di arrivare a Santiago


Tre anni fa, oggi, arrivavo a Santiago e non posso far altro che ripensare a quell’ultima tappa, percorsa dopo 800 km a piedi portando in spalle 11 kg di zaino. Ci ripenso, forse, perché se la guardo da un certo punto di vista, mi dice molto riguardo al momento che sto vivendo ora…


Penso all’entusiasmo e all’aria di festa nella parte iniziale della tappa, che poi si è tramutata in insofferenza per una camminata che sembrava infinita, benché sulla carta non fosse una delle tappe più dure. La piazza della cattedrale non arrivava mai. In più eravamo riusciti anche a farci tirare una pezza incredibile da una coppia di turisti italiani in gita, che non faceva altro che parlare e farci domande, invece di lasciarci in pace e farci assaporare in silenzio il nostro momento: quello dell’approdo, che per noi tutti rappresentava la vittoria di una scommessa fatta con noi stessi.

Poi, l’arrivo vero e proprio, ma con una sensazione del tipo:

“Embè? Tutto qui? Tutto finisce così? Perché non sto versando una lacrima? Perché non sto urlando “Adrianaaaaaaa” o ballando come una matta davanti alla cattedrale?”.

Quindi, dopo aver buttato giù per metà il rospo istituzionale de la Compostela, che riportava sulla pergamena la falsissima attestazione di aver percorso solo 799km da Saint Jean Pied de Port a Santiago, ecco arrivare la vera illuminazione. L’insegnamento flash finale, quello nascosto dietro a un particolare, a un dettaglio, che sai bene può essere stato messo lì solo per te, perché tu lo potessi cogliere tra le chiacchiere, la confusione e un certo smarrimento finale:


“La bellezza e l’importanza del Cammino non sono racchiuse nella meta in sé, ma sono nei passi che fai per raggiungerla”.


Per questo affermo che il Cammino, in realtà, è una grande metafora e che non si smette mai di arrivare a Santiago.

A Santiago arriviamo migliaia di volte durante la nostra vita.

Ogni volta che facciamo una scommessa con noi stessi e ci mettiamo in gioco fino alla fine, ogni volta che intraprendiamo una nuova sfida che ci avvicina alla nostra anima, ogni volta che la vita ci spinge in un territorio sconosciuto e dobbiamo iniziare tutto da capo, in realtà stiamo camminando sulla Ruta de las Estrellas che ci porta a Santiago.


Perciò, in queste ultime settimane, da quando l’India ha aperto i confini ai visti speciali mentre l'Italia si è richiusa in lockdown, mi sento un po’ come se stessi ripercorrendo ancora l’ultima tappa da O Pedrouzo alla cattedrale. Dopo l’entusiasmo della bella notizia ora sono nella fase “della tappa infinita”, con l’attesa del lavoro degli apparati burocratici per rifare il visto e con le resistenze della mente a tenermi indesiderata compagnia.

Tutto sta rallentando e la piazza, benché sia così vicina, sembra ancora molto lontana. Ma pregusto già la sensazione del peso del mio corpo sul sedile dell’aereo, o ancora meglio su quello del taxi che mi riporterà ad Auroville dopo 8 mesi di confino e non vedo l’ora di coglierlo quel particolare illuminante, che sarà lì ad attendermi all’arrivo, per parlarmi della conclusione. L’ennesimo smacco alla parte che si ostina a resistere, utile per comprendere ancora una volta, come se non ne avessi avute sufficienti occasioni, quanto il mio io, il nostro io umano, sia piccolo, banale e pretenzioso, e quanto invece la saggezza della Vita con le sue prove, sia ricca, avventurosa, abbondante ed infinita.



Se vuoi leggere il mio libro "La rotta verso te stesso. La saggezza del Cammino di Santiago" lo puoi trovare qui: https://www.youcanprint.it/viaggi-generale/la-rotta-verso-te-stesso-la-saggezza-del-cammino-di-santiago-9788827842836.html



Se vuoi leggere "Cammino Blog", il mio diario sul Cammino per Santiago, puoi scaricarlo gratuitamente qui in versione epub.

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